mercoledì 16 aprile 2008

confusioni del giorno dopo [noioso]


ieri qui dentro abbiamo vissuto un silenzio eloquente. lo stesso silenzio che si respirava sulle facce di altri sui bus, al bar, probabilmente anche in casa.
e, in parallelo ai silenzi, il tentativo di darsi ragione di quello che era accaduto il giorno prima, e del perché. e allora avide letture e ascolti visivi, telefonate accorate, discussioni. un pò servivano per spiegarsi, un pò per sfogarsi e condividere la frustrazione da "day after".

io me ne son stato zitto perché semplicemente non sapevo cosa dire. con eloisa, e con luca, e con altri amici dentro la cornetta, ho discusso a lungo dei per come- e soprattutto dei perché- della debacle elezionaria. e avevo anche provato a scrivere un pezzetto da buttare qui sopra...solo che era ancor più noioso e patetico di questo. è andato dritto al cestino.

colpa di veltroni. colpa di bertinotti. colpa della paura o anche pure di alfredo.
non lo so. che anzi di parlar di questo avremo ancora un mare di tempo.
credo però che la domanda più dirimente per il mio presente (e futuro) di cittadino non abbia a che vedere con le responsabilità del piddì o dell'evanescente arcobaleno. non ha a che vedere con le geometrie partitico- elettorali ma invece con la natura materiale (e le esigenze) del paese dove vivo.
in altre parole la domanda cui mi piacerebbe essere in grado di rispondere è: "cosa vuole questo paese da chi lo governa?" e corollarmente "di cosa (chi) è fatto materialmente questo paese?".
una volta di più, per spiegarmi uso le parole di chi ha detto le stesse cose meglio di me (I. Dominjanni, Manifesto, 15 apr.):
Che cosa vuole la società italiana dalla politica, da una maggioranza e da un governo? Che idea ha di sé nel presente, e che cosa sogna per sé per il futuro? Che idea ne ha, e che idea le dà, quell'arco di forze che fino a poco fa chiamavamo sinistra e centrosinistra, e che oggi come oggi non ha nome o s'è dato il nome di centro? Se la parte vincente di questa società predica e razzola ricchezza, xenofobia, sicurezza, privilegio, e su questi valori attrae perfino strati consistenti di quella che un tempo si chiamava classe operaia, che cosa le si offre in alternativa oltre che Calearo in lista? E se il rappresentante sommo di questa parte vincente della società santifica come proprio eroe lo stalliere Mangano, che cosa gli contrapponiamo oltre ai puntuali libri di Saviano e ai sacrosanti «vade retro» di Veltroni? E infine, questa società vincente andrà sempre blandita e rincorsa con la ricerca del consenso, o arriverà il momento di metterla alla prova della ruvidezza del conflitto?

queste le domande. le risposte, come sempre, sono più difficili da trovare.
non so cosa vuole la società italiana dalla politica (o forse preferisco non guardare quel che sta già, rumorosamente, chiedendo) , ma so quel che voglio io.
quello che voglio è prima di tutto supporto materiale (scuole, strutture di sostegno, nidi, ospedali) per chi è fragile (anziani, puerpere, migranti, lavoratori giovani). Un pò di trasparenza e meritocrazia nei modi di accesso alle risorse (lavoro, sussidi, risorse informative). E soprattutto occasioni di aggregazione, e creazione di soggettività collettive per persone che- anche noi che una volta ci dicevamo di "sinistra"- sono/ siamo sempre più chiusi nella propria individualità. anche perché, per inciso, se sono chiuso nella mia individualità "gli altri" hanno già vinto.

ho parlato anche troppo. quello che volevo dire è che, per ripartire, ciò di cui più sento il bisogno è *studiare/ capire* in che paese sto, anche perché sento bisogno materiale di *agirci dentro* per costruire materialmente un modo diverso di vivere.
anche perché, e questo mi riporta ai "perché" della debacle, la più seria responsabilità di chi ha perso sta secondo me nell'aver perso di vista in che paese sta vivendo.
e scusassero per la confusione
=)

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