giovedì 10 aprile 2008

Votare chi, votare perché


e così ci siamo...tra tre giorni si vota. finalmente ci possiamo togliere di torno questa avvilente, svuotante, campagna elettorale e possiamo avvincerci ad exit poll e collegamenti dalle sedi di partito.

ma voi ci andate a votare? e perché ci andate?

io a votare ci vado. ma forse non è neanche questo, per me, il punto più importante.
per me, infatti il punto importante ha a che vedere con il *perché*?
vado a votare perché credo che qualcuno mi stia proponendo delle ricette efficaci rispetto al cambiamento della mia vita materiale (precarietà, incertezza, violenza delle relazioni umane e professionali)? no
vado a votare perché credo fortemente in una delle parti in lizza? no
vado a votare perché temo in modo particolare la vittoria di una delle parti in lizza? no
vado a votare perché "è un dovere civico"? no

vado a votare, invece, perché credo che a dispetto del loro apparente "basso profilo" queste siano realmente elezioni spartiacque. spartiacque dal pdv degli equilibri istituzionali (partiti che si sfaldano e rinascono, poteri forti che si ricollocano, alleanze improbabili che fioriscono) e spartiacque dal pdv della vita materiale (sempre più "ggente" italiana sfiduciata ed in cerca di soluzioni forti, crisi economica in corso etc).
di fronte a questo, e di fronte alla difficoltà di *partecipare* in modo meno miserabile che con una crocetta, vado almeno a votare. per avere l'illusione di partecipare e non finire di arrendermi...

E voi, ci andate a votare? E perché?
gio'

PS: il "chi votare" è meno rilevante. ma liguri e laziali, prima e sopra tutti, non si sognino di stare a casa!
;)

5 commenti:

cristina duranti ha detto...

ma sì, giò, alla fine anche io ho fatto il tuo ragionamento, nonostante la grande tristezza di questo sistema, di queste voci afone. mi sembra che ci stiamo tutti avvicinando a queste elezioni come per prendere una medicina, si butta giù velocemente per sperare che passi presto il malessere e si riparta. ho 100.000 dubbi sulle "politiche" per le quali andremo a votare. la spinta più forte me l'ha data vedere che alcune posizioni protezioniste di Tremonti assomigliano terribilmente a quella di buona parte della sinistra più sinistra. credo che finita la giostra elettorale dovremo tutti rimetterci a pensare cosa significhi destra, sinistra, protezionismo, mercato, cina sì, cina no, etc etc. è inutile continuare a lamentarci degli stipendi da fame in questo paese, dei contratti precari et similia se qualcuno non ha il coraggio di dire come se ne esce realisticamente e senza far scoppirare la 3a guerra mondiale. tremonti almeno questo coraggio l'ha trovato. e io, nel mio piccolo, vorrei che non fossero le sue paure e le sue ricette a governare in Italia nei prossimi anni. cose del tipo: chiudiamo alla concorrenza dei paesi in via di sviluppo, chiudiamo ai mercati finanziari allegri che vanno a investire dove davvero gli conviene, alitalia ristatalizzata, ancora più forza alle piccole e grandi corporazioni (religiose, sindacali, regionali) . se andate a controllare alcune di queste idee non sono lontanissime anche da quelle di Obama e Brown. eppure...lunedì sono tornata dal kenya e anche lì, come da coleghi sudamericani, ho sentito la stessa canzone: se voi chiudete e riportate a casa quei lavori che avete delocalizzato, noi torniamo all'età della pietra. il protezionismo alla francese aiuta Bovè e i contadini francesi, migliora la qualità del paesaggio in normandia, ma affama i contadini indiani (che, credetemi, sono ancora molti di più degli ingnegneri che rubano il lavoro a quelli americani)e africani.
allora dove sta la sinistra in questi equilibri? mors dell'operaio cinese vita mea? lavoro buono italiano a chi vive in Italia? in molti (anche il mio super prof) dicono di partire dai tagli degli sprechi, dai superstipendi, dalle rendite finanziarie, dalla tecnofinanza (giuro che non so che sia). benissimo. e poi? quando finisce questa bazza? prima o poi qualcuno i soldini nel salvadanaio ce li dovrà mettere...ma visto che la nostra produttività è nulla, chi lo produce il famoso "valore" da cui si estraggono le tasse, i soldi per far funzionare i servizi, per pagare le pensioni e via dicendo? oggi mi è capitato sott'occhi il prospetto completo della mia busta paga di privilegiatissima dipendente indeterminata dove è indicato anche il costo finale all'azienda. ebbene, il rapporto tra netto e loro è di 1 a 3. io non mi sarei mai assunta a queste condizioni. dato che la mia datrice di lavoro è americana e fa quello che le dice il consulente del lavoro, non ha battuto ciglio. se domani la sostituiscono con un'italiana mi licenziano in 5 minuti e con quella cifra ci prendono 5 contratti a progetto e al massimo un in formazione lavoro. dato che per fare tutte le cose che questo ufficio dovrebbe fare mi ci vorrebbe di prendere almeno 1 persona, mi chiedevo come fare, quanto potrebbe costare. ebbene, un'assunzione determinata o indeterminata è diventata un lusso stravagante. fuguriamoci poi per un ente non profit come il mio. dovrei mettermi a fare contratti a progetto, finte consulenze, patacche con progetti europei e così via. ma perché? qual'è la via d'uscita?

Nico ha detto...

Molto più banalmente: diritto civico 50% - contrarietà etica a un governo presieduto da Berlusconi 48% - Interessi personali 2%.

gio' ha detto...

sul tema elezioni, segnalo due commenti dalla blogosfera italiana:

*cloridrato e il "voto utile" (http://sviluppina.co.uk/index.php/
2008/04/07/il-voto-utile/)
*mantellini e "pgrazie a dio è venerdì" (www.mantellini.it)

Gorgo ha detto...

Io ci vado. A fare cosa e per chi non lo so. Spero in una illuminazione notturna...

Romeo ha detto...

Ha ragione Cristina quando, riferendosi ai nostri candidati premier, parla di voci afone. Mi viene il dubbio, però, che non sia più soltanto un problema di interpreti.
a) Il circo mediatico e in particolare televisivo non ha aiutato chi - troppo pochi è vero - si sia sforzato di spiegare quali strumenti e quali misure adottare, ma privilegia comunque ai contenuti la superficilità e la spettacolarizzazione ad ogni costo. La tentazione di buttarla in caciara insomma è sempre dietro l'angolo;
b) La par condicio è una misura sulla carta garantista, nella pratica è divenuta follia: mi pare abbia contribuito a generare una maggiore entropia. Più in generale dobbiamo attribuire alle minoranze un peso giusto, senza restarne però imprigionati;
c)la gente fa fatica non solo ad arrivare alla fine del mese, ma anche a capire le voci afone di cui sopra, chiunque essi siano, capaci o meno, onesti o furbetti del quartiere, e inevitabilmente si disaffeziona, si allontana, si rassegna. Questo è un punto cruciale e votare è la prima forma di adesione a un modello perlomeno differente.

Premesso che per un governo centrale stabilire misure incisive che possano avere una ricaduta positiva nel breve medio periodo sarà molto difficile (il debito pubblico è enorme, i vincoli di Bruxelles sono stringenti, la globalizzazione ci ha colto impreparati), io voterò per il "MA ANCHE" perchè è il manifesto di una visione che sento di condividere. In questo benedetto Paese dove soggetti diversi in qualsiasi campo riescono solo a neutralizzarsi a vicenda, vanificando ogni forma di cambiamento, occorre sedersi intorno a un tavolo, rimboccarsi le maniche e avere il coraggio di mettersi in gioco. Diversamente non ne usciremo. Per carità ci sono cose di Veltroni e del suo programma che non capisco (lo stipendio minimo garantito mi pare una sciocchezza). Ma nel complesso l'uomo mi sembra autentico (voglio illudermi) e nel suo credo c'è una via percorribile.