giovedì 13 dicembre 2007

A slow news day?

Yikes! New York Times ha dedicato 4 pagine oggi al declino d'italia. Loro dicono che:

There is a link between the nation’s errant political system and its worsening mood. Luisa Corrado, an Italian economist, led the research behind the study at the University of Cambridge that found Italians to be the least happy of 15 Western European nations. The researchers linked differences in reported happiness across countries with several socio-demographic and political factors, including trust in the world around them, not least in government.

In Denmark, the happiest nation, 64 percent trusted their Parliament. For Italians, the number was 36 percent. “Unfortunately we found this issue of social trust was a bit missing” in Italy, Ms. Corrado said.

Non preocuparvi. Lo stesso NY Times oggi dice che Rimini e' un posto dei 53 posti (come Maldives e South Beach, Miami) si deve visitare in 2008. Loro non sono credibili. ;-)
Se volete protestare quel articolo, venite da noi sabato sera. Peter Kiefer, da NY Times e un contributore del articolo, intende esserci.

- Bernhard (lo straniero)

2 commenti:

giovanni arata ha detto...

ciao bernhard,
grazie intanto di aver dato la notizia "fresca", consentendo ai dannati genovesi di "bruciare" i media seri ;)
ciao a breve (dopo la lettura del pezzo) per discuterne insieme!
gio'

PS: e comunque, al mare a rimini col cavolo che ci andiamo...

gio' ha detto...

> Se volete protestare quel articolo, venite da noi sabato sera.

...magari poter protestare....invece sembra proprio che la descrizione fatta da kiefer e compagnia risponda bene ai caratteri del nostro paese.
l'articolo è documentato, asciutto e non sensazionalistico: semplicemente, mette in fila in modo ragionato i "punti critici" che tutti noi lamentiamo.

per questo, non vale neppure la pena di controbattere, come alcuni hanno fatto in italia, "guardatevi voi, cari americani, a come siete messi".

piuttosto, finita la lettura del pezzo io sono uscito rafforzato in una convinzione che già avevo.
diversi degli argomenti riportati nell'articolo (disorientamento popolare, malessere, incapacità di reagire di una classe politica troppo anziana) si spiegano con il fatto che nel nostro paese *"facciamo finta" di essere un sistema di mercato, senza esserlo.* e questa finzione non tiene più nel nuovo contesto globalizzato.

da noi, la regolazione degli scambi tra individui e tra gruppi è sempre stata fortemente influenzata da fattori "clanici": famiglie allargate, ordini e corporazioni varie, sindacati. ed i partiti politici non erano altro che l'espressione più visibile di questo.
tuttavia questo sistema di regolazione "clanico", buono quando eravamo un sistema chiuso, adesso che dovremmo (di più) competere in un mercato meritocratico non tiene più.
i nostri politici faticano a capire e tener dietro a questo stato di cose. disorientamento.
e anche quelli che lo capiscono, e provano a cambiare delle "leve" di regolazione, si scontrano con le resistenze dei mille e uno "clan" italiani. malessere.
di più: anche quando si riescono a modificare le "leve di regolazione" di un settore dato (ex: mkt del lavoro), l'ambiente intorno non è in grado di tener dietro ai cambiamenti (ex: le banche che non concedono prestiti ai lavoratori precari). malessere e paura per il futuro.

questo è. facciamo finta di essere un mercato, e invece siamo un sistema di clan.
come ne usciamo?