giovedì 14 giugno 2007

intimisto

dicono che un blog e’ un diario personale.
vabbe’, ma che vuol dire “personale”?
quello nostro, quello che vorrei raccontassimo qui, e’ piuttosto un diario collettivo, il racconto della storia che un gruppo di amici ha intessuto lungo oltre dieci anni a siena- prima- e poi a spasso in giro per l’italia.
io, di mio, con questo gruppo di amici ci sono diventato grande e ci ho fatto esperienze importanti. alle volte ci ho discusso (“no al gruppo”, “si al gruppo” et similia) ma sempre me lo sono portato dentro. Nelle situazioni piu’ disparate me lo sono sentito dentro: davanti agli schermi del mondiale come durante una vacanza insieme , nei momenti di tristezza cosi’ come quando qualcuno mi preparava un letto- un letto di casa- nel corso di un viaggio a qualche capo d’italia.
adesso un po’ quel gruppo mi manca. e quindi un pezzo di questo blog e’ il racconto di quello che siamo stati. d’altra parte e’ persino troppo semplice: eravamo un ipertesto (una collezione di ipertesti) anche tanto tempo fa, e fare di un intreccio di ipertesti un blog non e’ difficile: il gioco del
luca, o la selezione dei nostri scherzi di laurea, o la torta a forma di stromboli ci stanno sempre bene in un blog.
ma un pezzo di questo blog vorrebbe essere il racconto di quello che siamo. eggia’, perche’ ovviamente del tempo ne e’ passato, e magari un po’ siamo cambiati pure noi. io, per esempio, ho trovato una compagna stupenda ed ho un bel po’ di panzetta in piu’, non mi emozionerei piu’ come allora per l’”Olive tree party” e ho desideri oggi che dieci anni fa manco me li sognavo.
e come me ho visto cambiare pure i miei amici intorno a me. alcuni hanno meno capelli (ogni riferimento e’ puramente casuale) e molti hanno molto lavoro in piu’. diversi non festeggerebbero piu’ cosi’ tanto per l’olive tree party e qualcuno si e’ addirittura sposato. tutti, per come li posso capire oggi, hanno maturato domande nuove rispetto alla nostra vita precedente, e tutti provano a produrre delle risposte.

e allora l’auspicio e’ che dentro la casa dei genovesi ci possiamo buttare non solo il nostro personalissimo amarcord, ma anche l’”oltre” che facciamo tutti i giorni.

gio'

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