venerdì 27 luglio 2007

magari le cose nworkassero...

Simo e Mauro sanno che sto per fare una cosa che ho detto non volevo
fare ma... posto questo articolo perchè nella sua concisione aiuta a capire
un sacco di cose e lo trovo molto bello.
Jamie Whyte al momento è il mio nuovo idolo...

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What is ... Pragmatism?
Get the idea
Jamie Whyte
IT IS PARTY conference season: a nerve-racking time for professional politicians. Despite careful choreography, conferences can easily be derailed by rogue activists with radical policies. What a shame the activists cannot be relied upon to be more pragmatic.

But what is this virtue of political pragmatism? It is not what a dictionary might make you think it is: not a preference for what works in practice over the fine points of theory. The popular distinction between theory and practice is nonsense. It takes a lot of theory to know what will work in practice.

First you need a political philosophy to tell you what outcomes of a policy count as “working”. Should it create wealth? Or should it clean the environment? Or should it achieve something altogether different? Then you need a theory — usually part of economics — to tell you whether or not a policy will have these desired effects.

Of course, many politicians know nothing about philosophy or economics. But such ignorance cannot be what those who boast of their pragmatism have in mind. It would be like a doctor boasting that, being concerned only with curing diseases, he has no interest in medical theory.

Properly to understand the virtue of political pragmatism, we must recognise that policies have two purposes. They are intended not only for the benefit of the nation but also for the benefit of those who promote them. When policies are popular, they can get a politician elected.

“Working” is therefore ambiguous. A policy can benefit the nation (“nwork”) or it can benefit the politician (“pwork”). Pragmatism comes into play when these two ways of working diverge, when the policy that a politician believes will nwork won’t also pwork. Pragmatists prefer policies that pwork.

That is why Tory pragmatists do not like the flat tax policy recently touted by George Osborne. Flat taxes may well nwork — they might cause rapid economic growth that benefits everyone — but the policy is unlikely to pwork: voters just won’t buy it.

Political pragmatism is a curious virtue, being one of the few based on lying. A politician cannot be open about his pragmatism. “I support this policy not because I think it a good idea but only because you will vote for it”; that is not a pragmatic thing to say. Who would vote for someone so unprincipled? But you can do no good in opposition. So goes the standard defence of pragmatic dissembling. Better to sneak into power and then set about doing what you really believe in.

That is what many on the Left vainly hoped Tony Blair was doing in 1997 when he advocated market forces and free enterprise. The good pragmatist is not just a bluffer, but a double-bluffer. He lies not only about what he thinks are the best policies but also about what he intends to do when elected. Virtue unbounded!

5 commenti:

gio' ha detto...

...ritorno all'articolo di whyte un buon pezzo dopo averlo letto la prima volta....e qualcosa mi suona fallace a livello di definizioni (e quindi di implicazioni).
in particolare, che vuol dire che "Pragmatism comes into play when these two ways of working diverge, when the policy that a politician believes will nwork won’t also pwork."?

definire il pragmatismo in questi termini mi sembra limitato, se non deliberatamente distorsivo.
infatti, non è vero che il pragmatismo viene "into play" solo quando interesse pubblico ed interesse personale divergono; che anzi il politico onestamente pragmatico cerca, al contrario, soluzioni che armonizzino interesse pubblico e personale.
la definizione data da whyte esclude in radice questa possibilità, e proprio per questo appare molto discutibile.

piuttosto, il problema è quello di non "schiacciarsi" completamente sul pragma (neppure quello sano), perdendo di vista l'idealità (leggi "filosofia politica") che lo dovrebbe sorreggere.

ma dire che è "doppiamente bugiardo" chiunque chieda di contare le uova prima di fare la frittata, beh, questo mi sembra kantismo fuori tempo massimo...

green ideas ha detto...

secondo me è invece un'utile chiarificazione sostenere che
il pragmatismo in politica ha a che fare con il consenso che è ciò
che un politico è per definizione
motivato ad ottenere.

La tua nozione è: pragmatica è
la mediazione tra interesse pubblico e interesse privato.

La sua è: pragmatico è chi preferisce una politica che crea consenso ad una che non lo crea ma è quella giusta.

Sono due nozioni distinte.

Altro problema poi è definire i criteri che rendono *giusta* una politica quando questa riflette
un ordinamento di valori che può divergere.

Non tutti possono essere d'accordo
onestamente che una politica *nworki* ma a tutti è ben chiaro
cosa *pworka* per loro e son disposti a fare *pworkate*...

In questo senso, Rutelli per me è la quintessenza del *pworko* ;-)

green ideas ha detto...

per esempio. Non è stupefacente
da punto di vista razionale che
uno come Rutelli contrasti come
ha fatto la legge sui DICO?

a me stupisce, mi sembra illogico
e di certo non penso che si sia
scoperto cattolico sino a quel punto.

Infatti è solo una *pworkata* ovvero
una scelta pragmatica che sacrifica
una politica giusta per strizzare l'occhio ai suoi elettori di riferimento.

gio' ha detto...

ovviamente d'accordo sul fatto che il simpaticobellocciomangiacicoria sia due (due?) volte falso.

meno d'accordo sulla difesa del pezzo di whyte. che il pragmatismo (possa) avere a che fare con l'opportunismo è senz'altro vero.
tuttavia, whyte sostiene che il pragmatismo ha a che vedere *soltanto* con la divergenza tra interesse pubblico ed interesse personale. e questa definizione semplicemnte non tiene, se confrontata con il mondo "là fuori".

se usciamo dal monitor e passiamo al "mondo là fuori" troviamo diversi esempi di politiche (e politici) "pragmatiche" in un senso irriducibile a quello della definizione. a mò di esempio, per restare al nostro piccolo orticello italiano, bersani ha lanciato diverse politiche "di interesse pubblico" in materia di rimborsi assicurativi e chiusura conti bancari.
per una donna della strada (e non solo per lei) anche quello è pragmatismo: interesse dei cittadini+interesse del politico.

come la mettiamo? facciamo finta che i fatti non ci siano perché non matchano con una definizione che sembra "bella"?
io sono d'accordo che tutte le definizioni sono in principio (e dentro la torre) accettabili. però non tutte hanno presa sui fenomeni reali. e la presa sui fenomeni reali, per il poco che capisco, dovrebbe essere una preoccupazione di qualsiasi scienziato sociale.

green ideas ha detto...

quando la discussione è puramente terminologica secondo me perde di
interesse.

La parola *pragmatico* applicata al
politico può essere usata per intendere varie cose sia quello che dici tu (G-pragmatismo) sia quello che dice Whyte (W-pragmatismo).

Sono due nozioni diverse e non giuste secondo criteri divini ma interessanti per quello che aiutano a capire.

A me ha sempre stupito che un politico come il Mascella, con il suo passato da radicale, oggi si comporti come un democristiano qualsiasi (le dichiarazioni sui DICO mi paiono letteralmente *incredibili*). Allo stesso modo stupisce me che molti ex di lotta continua oggi hanno un volto liberista. Ancora mi stupisce che un Casini difenda la famiglia come valore cardine della società e sia divorziato e convivente.

Sono alcuni casi di 'conversione' altri di 'ipocrisia'? Hanno capito che prima 'sbagliavano' e adesso invece hanno idee diverse?

E' possibile forse. Tuttavia a me categorie come 'conversione' e 'ipocrisia' non spiegano molto. Quella di W-pragmatismo si.

E' solo questo. Se anche G-pragmatismo sia una nozione interessante ben venga ma la polemica terminologica secondo me non è appropriata.