lunedì 19 novembre 2007

voglia di welfare

questa settimana mi sono svegliato con una insana voglia di post pesi. qui di seguito, quindi, linko alcuni estratti da un editoriale pubblicato di Mario Deaglio su La Stampa di oggi che mi ha molto colpito.
si parla nell'articolo del legame tra cambiamenti economici globbali, difficoltà dei diversi governi europei ad interpretarli in sede di politiche di bilancio, e problematiche delle generazioni giovani.
e proprio nell'individuazione dei legami tra cambiamenti globbali e difficoltà locali mi sembra risieda il maggiore interesse del pezzo.

Ecco i passaggi che mi hanno più colpito:
Nei due principali Paesi della zona euro i governi si rivelano impotenti a conciliare la sostenibilità finanziaria pubblica con soluzioni sociali accettate da una maggioranza ragionevolmente larga. [...] I nuovi modi di produzione e la competizione dei prodotti dei Paesi poveri non solo sfavoriscono il lavoro sul piano delle remunerazioni ma ne peggiorano sensibilmente le caratteristiche di stabilità; [...] Giovani e anziani si scoprono così privi di garanzie sociali sulle quali potevano contare in un passato ancora molto vicino, senza reti di sicurezza, o con reti meno robuste del passato, sempre più spesso con una vita appesa al nulla.


Deaglio, dopo aver così argomentato, arriva alla seguente conclusione:
Si perviene così a una conclusione decisamente scoraggiante: le attuali politiche di bilancio non portano da nessuna parte, non riescono a modificare a sufficienza la rotta di collisione delle navicelle finanziarie dei singoli Paesi verso gli scogli dell'insostenibilità sociale. La discontinuità con il passato, di cui la sinistra correttamente parla, senza peraltro averla sinora esplicitata in nuovi programmi, deve consistere precisamente in questa correzione di rotta.
Essa comporta la costruzione di garanzie sociali nuove, rivolte a tutti i cittadini, anziché il tentativo, a lungo termine votato al fallimento, di mantenere in vita le garanzie esistenti; su questa via, l'esperienza dei Paesi scandinavi, con la garanzia del lavoro e il parallelo obbligo per i lavoratori di accettare, a determinate condizioni, il lavoro proposto, costituisce un esempio da guardare con attenzione.


forse si tratta solo, da parte dell'autore, di uno scimmiottamento delle politiche di blair sul "welfare" attivo (accettare a forza il lavoro proposto etc). tuttavia, anche di fronte alle mille (spesso ingiuste, secondo me) critiche che piovono sugli sforzi del povero Romanone mio in Italia, mi sembrano cmq parole che val la pena leggere.

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