venerdì 25 gennaio 2008

capire *come* viviamo dentro la rete

un episodio ed una lettura fatta ieri. sono il punto di partenza per un ragionamento sui modi con cui agiamo dentro lo spazio di rete [post lungo e palloso]




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tesi.
gli argomenti che portiamo (il cosa) dentro la rete sono importanti.
epperò è importante pure capire come ci relazioniamo e capiamo (il come, appunto) dentro lo spazio digitale.

svolgimento.
ieri pomeriggio, mosso dalle porcherie che stavo vedendo, ho scritto una mail di ringraziamento e solidarietà al nostro (ex) Presidente del Consiglio.
passa il pomeriggio, tra bagatelle lavorative, lanci di agenzia e sputi in parlamento.
a sera, come tutti i giorni, torno sul blog ed esamino gli accessi a casa genovesi (logo "sitemeter", in fondo alla home page) . e scopro che, pochi giri di lancetta dopo la mia mail, un computer del dominio
"palazzochigi.it" si era connesso al blog e lo aveva letto per circa cinque minuti.
sono rimasto un pò così, tra il lusingato e lo sconcertato.

sempre ieri, avevo letto in rete una stimolante conversazione tra vittorio zambardino e sergio maistrello a proposito di State of the Net. nell'intervista si discuteva, tra l'altro, della necessità di cominciare a elaborare una maggiore coscienza (ed auto- coscienza) rispetto ai modi in cui agiamo ed interagiamo in rete.
lì per lì il tema dell'"auto- coscienza di rete" mi sembrava un pò esoterico. poi, però, ho ripensato all'episodio prodiano di cui sopra e ho cominciato a vederne la portata.

l'episodio prodiano raccontava che:
1. qualsiasi cittadino può trovare una (pur limitata e succedanea) relazione im-mediata con l'autorità
2. l'autorità può, in tempo reale, raccogliere tutte le info che reputa necessarie sul cittadino che l'ha avvicinata
3. il cittadino può, a sua volta, tracciare (alcuni dei) comportamenti tenuti nei suoi confronti dall'autorità
cosa c'entra tutto questo con l'"auto- coscienza di rete"?
c'entra nel senso che, anche se spesso non me ne rendo conto, le mie micro- interazioni qui dentro e i modi in cui le realizzo imbastiscono il tessuto (spesso labile come un clic) di un ambiente di convivenza diverso.
ambiente di convivenza con gli amici, con i quali ho un senso di (pur vicaria) prossimità.
ambiente di convivenza con l'autorità, con la quale mi sembra in apparenza di poter "dialogare" in modo im- mediato [dice: "sì, ma quelli poi ti spiano". è vero, così come è vero che lo spionaggio è (almeno in parte) simmetrico: tu vieni a vedere chi sono/ io vedo che mi stai guardando (senza che forse tu sappia che ti vedo)].

domande. è una forma di populismo mediatico? è una forma di "grande fratello" reciproco e generalizzato?
io risposte precise a queste domande non ne ho.
però so che cominciare a comprendere che quando agiamo "qui dentro" creiamo un ambiente, ed assumere consapevolezza delle conseguenze del nostro agire, è probabilmente un tema importante. per non incorrere in eventuali forme di grande fratellaggio, per abitare il nuovo spazio in modo più consapevole, per fare politica in un modo differente.

[con tante scuse per la pugnetta mentale =)]



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