mercoledì 30 gennaio 2008

e quindi...associazione

l'altro giorno sono andato al bar a vedere la partita con il papà di un'amica.
quattro chiacchere sul pallone e sul lavoro, e poi giù a capofitto sull'attualità politica del nostro disgraziato paese.
io mi stavo lamentando dei riflessi dell'inettitudine politica sul nostro quotidiano di giovani (giovani?) cittadini: ritardo su tutto e su tutti, menefreghismo, ri- schiavizzazione nei rapporti salariati, fottitura di un'intera generazione (la nostra). tra l'altro, in modo sottile ma esplicito, mi stavo prendendo la briga di addossare tutta la colpa alla generazione del mio interlocutore: quella dei sessantottini di lotta e di governo, oggi accomodati nelle loro poltrone e nelle loro sicurezze senza futuro, che se la cantano e se la suonano mentre noi andiamo a p*****.

a questo punto giordano- così si chiama il papà della mia amica- mi interrompe e in modo altrettanto sottile ed altrettanto esplicito mi fa:
"si, avete ragione...abbiamo fatto uno scempio....infatti mi meraviglio di come voi possiate ancora stare seduti in poltrona mentre vi stanno fottendo".
io mi sono fermato, forse arrossendo, e mi sono rigirato verso il televisore per guardare la partita del genoa.

non ci ho pensato più, a quella conversazione, fino a quanto stamattina al telefono con davide mi sono ritrovato a fare discorsi simili, e similmente amari. e il sentiero della chiaccherata si è interrotto esattamente dove era ripresa la partita di domenica. si è interrotto alla domanda: "e quindi?".

è la domanda più vecchia del mondo, dite voi. e c'avete pure raggione. solo che purtroppo o per fortuna resta sempre attuale.
perché stiamo sempre là:
- è vero che è impossibile chiamare "elite politica" ( e forse pure "comitato di affari") la marmaglia che occupa buona parte del parlamento del nostro paese
- è vero che alla nostra generazione stanno fottendo la vita, il lavoro e un buon pezzo di futuro
- è vero che (fin qui almeno) la nostra responsabilità di trentenni è stata circoscritta
- è vero che pensare di "partecipare" nelle forme tradizionali è difficile, o impossibile, o controproducente o semplicemente insensato
e tuttavia, datosi vero tutto questo, è pure vero che continuare a ripeterci questo mantra non porterà ad un miglioramento delle cose. e che non rovesceremo il palazzo d'inverno lamentandoci contro il cielo mentre siamo seduti al bar, nel nostro cubicolo o dentro casa genovesi.
ed è vero, pure, che c'abbiamo trentanni passati e qualche responsabilità, ormai, tocca pure a noi.

e quindi?
io, come d'abitudine, ho quasi solo domande. quasi niente risposte. ma so che una strada la devo trovare in fretta, per non andare fuori di testa e per aver avuto con me stesso l'impressione di averci provato.
cosa voglio fare? andare a fare il volontario in sezione mi sembra improduttivo (e per chi, soprattutto?).
però posso provare a creare un noi con altre persone che abbiano simili preoccupazioni e sensibilità. un noi dove si perda tempo a discutere ma si impieghi anche concretamente tempo per cose concrete tipo -fare corsi di italiano ai nuovi cittadini - fare corsi di alfabetizzazione informatica agli anziani - tenere aperte delle sale per chi abita nel mio quartiere - raccogliere storie di lavoratori giovani e non giovani [...]
[...to be continued....]


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