venerdì 12 ottobre 2007

il PD e le figurine

stamattima mi arriva un sms e romeo che chiede: "ma le primarie sul blog sono un tabù"?

ora, io confesso che le primarie le avrei tenute volentieri silenziate (se non tabù) dentro casa nostra. non solo perché non si parla di politica a tavola, non solo perché non sono ancora riuscito a farmi un'idea più precisa, ma soprattutto perché sono appena uscite le figurine del manifesto e io preferivo continuare ad attaccare in santa pace (azz...uolter ha già vinto...).

e allora, le primarie.
i dati sono semplici da tracciare: si vota domenica 14 dalle 9 fino a sera (orario imprecisato). si vota per quattro "cose": la scelta del segretario del partito prossimo venturo, la scelta dei membri dell'assemblea costituente nazionale, la scelta dei segretari regionali e dei membri degli organi locali. si vota dietro presentazione del certificato elettorale e di un'offerta, presso uno dei seggi predisposti all'uopo in sedi di partito, scuole, case del popolo (anche se manca ad oggi una lista completa dei seggi). i candidati per la segreteria nazionale sono cinque (i tre big più adinolfi e gawronski) e i candidati per le segreterie regionali sono un mucchio.
la composizione delle liste è stata scelta in modo blindato dai partiti e ai cittadini, al di là della scelta della lista, non sarà consentito esprimere preferenza per l'uno piuttosto che per l'altro nome all'interno della lista.

dopo i dati, le domande.
1. c'è altro, oltre la cortina di interviste, dichiarazioni TV, presentazioni di libri e invettive? la prima cosa che si vede, oltre la cortina di fumo mediatico, sono liste bloccate, fatte di notabili e costruite dall'alto per conservare l'ordine politico costituito. pertanto io ho un pò paura a guardare oltre per vedere se "ci sia altro". allo stesso tempo, tuttavia, vorrei restare fedele (aggrappato?) alla lezione di quel vecchio signore- del quale forse oggi non mi sovviene il nome- che parlava di pessimismo della ragione, ottimismo.....
2. sarà vera politica? per il mio vissuto personale sarà vera politica, almeno per la parte in cui domenica mi alzerò più presto per fare il volontario- scrutatore al seggio bologna4 di via gandusio. più complicato il discorso sulla valenza politica del mio apporre una croce su una lista : sicuramente è esercizio di democrazia fare la coda e mettere una croce, solo che oltre (dentro) la mia croce ci dovrebbero essere anche programmi, processi democratici di selezione dei candidati, visioni del mondo. e ci dovrebbe essere, soprattutto, una proposta di partecipazione per il votante che non si esaurisca nel rito della croce.
3. per chi voto? io per chi voto lo so, ma col cazzo che ve lo dico. e comunque la cinta senese è più buona delle figurine (almeno quelle di pizzaballa).
buona domenica e buon voto.

6 commenti:

Skanner ha detto...

innanzitutto vorrei sapere per quale motivo un minorenne si può presentare a votare presentando i soli brufoli e io, lavoratore fuori sede, mi devo iscrivere entro il 10 a un fantomatico ufficio provinciale. Mi sa che domenica l'euro lo investirò in una ciambella...

Gorgo ha detto...

io ancora non so cosa fare, per domenica avevo programmato un trippan tour in centro...

Dave ha detto...

Io sono ancora indeciso. Ma alla fine credo che non voterò, per una serie di motivi.

1) Al di là dei grandi discorsi teorici, delle campagne elettorali in corso e degli incontri pubblici, ritengo questa operazione il frutto di un progetto di pura “ingegneria politica”. Credo nei partiti che nascono realmente dal basso, da profonde motiviazioni ideologiche, sociali e culturali, da processi che, in virtù di un vero e proprio radicamento nella società, sfociano poi in formule e modelli istituzionali e politici. Non approvo, in sostanza, un partito che, al di là delle dichiarazioni di rito, è sostanzialmente il frutto di un accordo tra segreterie (a tutti i livelli, dal nazionale al locale), un’unione a tavolino proiettata, in modo schematico, nella vita di tutti i giorni. Non ci siamo proprio: un partito deve vivere dei sogni delle persone, tradurre in azioni politiche visioni del mondo. Qui vedo solo un’integrazione costruita in laboratorio.
2) Trovo difficile scegliere tra i candidati in lizza. Rosy Bindi, nonostante alcuni slanci positivi e l’onestà di fondo del suo operato, è pur sempre legata ad un percorso storico-politico che non mi appartiene. Letta, “giovane promessa” del panorama politico, non costituisce di certo un punto di riferimento forte, innovativo e radicale per la definizione di una nuova società più equa e giusta. E’ fondamentalmente un moderato. Adinolfi e Gawronski aggregano prospettive minoritarie. Veltroni, per tutto quello che lascia alle spalle, proviene da un’area che sento più vicina alla mia formazione, naturalmente, tuttavia è affetto da due limiti cronici: tende a tenere “tutto insieme” (ogni sua affermazione è un dichiarare qualcosa, aggiungendo poi una “e” con un’altra dichiarazione che smorza di fatto il primo concetto espresso) e ritiene – in modo anti-marxiano – che l’economia non sia legata ad una visione politica. Esempio, citazione: “Lo sviluppo economico non è né di destra né di sinistra”. Siamo alla frutta di un pensiero pragmaticamente radicale.
3) Quelli come me cercano “qualcosa che sia di sinistra”, la capacità di pensare che anche attraverso posizionamenti progressivi, secondo una visione gramsciana, si possa puntare ad un cambiamento profondo della società. Non mi serve, in questa fase storica, un partito che voglia semplicemente fare quello che la destra non ha il coraggio o la forza di realizzare quando è al governo o che si ponga, come obiettivo massimo, una equilibrata gestione del capitalismo. Mancano i contenuti forti che muovono coscienze e cuori.

Insomma, io cerco qualcosa che vada oltre il Pd. Magari una Federazione a sinistra, magari il progetto-Mussi, magari un’aggregazione politica che metta in discussione realmente un sistema politico ormai autoreferenziale, che affronti alla radice i problemi di una società fortemente precarizzata, che colpisca nel profondo un’economia legata sempre più alla grande finanza e non ai processi produttivi reali, che offra progetti politici in cui la felicità umana non sia misurata attraverso il Pil.

cristina duranti ha detto...

dai giò, tira fuori i nomi! io non so se riuscirò a farcela prima di partire per l'Africa, però vorrei giocare a carte scoperte e dire che, se ce la farò, voterò per rosy bindi. non sono affatto convinta che il costumino democratico sia giusto per il nostro paese che forse, tra quelli europei, è il più lontano dagli Stati Uniti. forse mi sono appisolata nei lunghi mesi in cui si decideva di chiamarlo così invece che socialdemocratico o laburista o altro. non credo, comunque, che il suo destino sarà segnato dal nome. già nella gestazione si vede la lontananza siderale dal modello a cui vorrebbe ispirarsi. se, grazie al referendum, cambierà questa maledetta legge elettorale e riusciremo ad avere un decente sistema simil-tedesco, forse questo irco-cervo si trasformerà in un partito socialdemocratico "normale". se così andranno le cose, credo che rosy bindi sia l'unica leader che effettivamente rappresenti questa sintesi di culture in Italia, e non da oggi. un mio zio massone-anticlericale-fascistone per prendermi in giro diceva che noi cattolici di sinistra cercavamo di fare i pesci rossi nell'acqua santa. all'epoca era una specie di setta, malvista sia da una parte che dall'altra della cortina di ferro. oggi, dopo una lunga traversata del deserto, rosy bindi si può permettere di mostrare un'identità chiara, con una storia politica piuttosto coerente alle spalle, che non deve dimostrare tutti i giorni la propria credibilità in materia di valori svendendo pezzi della propria storia o facendo acrobazie ideologiche. verso il "potere forte" della Chiesa si può permettere di prendere una posizione critica senza complessi di inferiorità, provocando un dibattito all'interno del mondo cattolico, non andando al muro contro muro che serve solo a spostarlo in blocco verso destra. ha fatto anche diversi errori, ma in queste primarie è l'unica che sta avendo davvero il coraggio di sperimentare un processo di legittimazione nuovo.
sicuramente da johannesburg non riuscirò a seguire le maratone elettorali, quindi per favore, animate il dibattito post-elettorale sul blog altrimenti mi verrà nostalgia di brunovespa aaghhh

green ideas ha detto...

io voto Rosy. Nonostante come ho detto più volte intendo seguire attentamente il tentativo di una persona seria, responsabile e libera (e conforme a come vorrei essere) quale Fabio Mussi non penso ci sia nessuna contraddizione.

Il voto e l'euro non equivalgono all'iscrizione al partito ma sono solo un modo di far parte di un processo costituente. In questo processo credo che Rosy rappresenti meglio di Veltroni (con l'apparato di supporto) un guida politica innovatrice.

E' poi è donna e una lotta nel fango tra lei e la brambilla è fantasia a cui non so resistere...

Skanner ha detto...

luchino ha ragione. partecipare al processo costituente non significa necessariamente prendersi la tessera. In soldoni: vediamo cosa viene fuori. Da buoni elettori di sinistra siamo impietosi e, a ragione, stiamo facendo le pulci al PD. Un cinico accordo tra segreterie, un candidato tutt'altro che nuovo che aspetta un plebiscito, l'occhiolino strizzato alle banche e ai grandi gruppi finanziari. Tutto vero. Ma è anche vero che per una volta si può provare a dire qualcosa, magari votando per chi sarà in grado di tramutare in politica i sogni delle persone. Oppure semplicemente astenendosi per mostrare il proprio dissenso. Devo dire la verità: sono curioso di vedere come andrà a finire in questo PD. Così come sono curioso di sapere quanto tempo si prenderà Mussi prima di ritornare all'ovile (anch'io come Luca sarei felice se il sebaceo baffone riuscisse nel suo progetto, ma non ci credo troppo). Se domani mi faranno votare la mia croce finirà su Letta. Democristiano direte. Così come Rosy. Eppure sono gli unici che hanno detto che mondo si aspettano dal domani al di là delle utopie kennediane spinte più in là dalle notti bianche. Forse ci vorrebbe un ticket Letta-Bindi per coniugare la mentalità pragmatica e meritocratica con quella dei diritti e dei valori. Una strana coppia formata da un giovane e da una donna in un Paese dove comandano vecchi uomini che non hanno la minima idea di quello che sta succedendo là fuori. Proviamoci, allora. Altrimenti, come da anni a questa parte, non ci resta che il solito Berlusconi. E lì potremo di nuovo consolarci nelle piazze cantando Bella Ciao con i pensionati cinquantasettenni.