Sabato sera David Remnick, il direttore del New Yorker, ha raccontato qual è la sua visione del giornalismo di fronte alle 2000 persone (!) che affollavano l’auditorium di Roma. Diciamo che Remnick sta al giornalismo come Ronaldinho sta al calcio: fa parte di un’elite di privilegiati che nobilita questa professione. Stare ad ascoltarlo è straniante. È un po’ come leggere il Signore degli Anelli: ogni tanto ti sembra di ritrovare qualcuna delle logiche che governano il mondo che conosci, ma è solo un’impressione. Al di là di apparenti somiglianze, in quella terra leggendaria si muovono creature che non hanno niente a che fare con il nostro mondo. Ci sono editori puri che non hanno mai telefonato al direttore per commentare un articolo scomodo; ci sono giornalisti che basano le loro carriere sulla credibilità; ci sono un milione di lettori che garantiscono l’indipendenza e la credibilità della testata; ci sono inchieste che fanno tremare i governi. Una storia affascinante, bella come quelle che ti raccontano da bambino. Ma siamo grandi, non possiamo credere alle favole.
lunedì 21 gennaio 2008
Il giornalismo nella Terra di Mezzo
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2 commenti:
per fare l'imagine piu chiaro, devo dire che Dott. Remnick non e' New Yorkese puro. Come tanti altri gionalisti bravi, lui e' da *New Jersey - Hackensack, in fatti. Il suo motivo piu forte per diventare un giornalista era semplice: to get the hello out of New Jersey! Un uomo saggio.
* New Jersey e' come Sardegna, senze le spiaggie, clima e pecorino.
Per i miei 2 centesimi sul quest' argomento, vai qui:
http://sette-bello.blogspot.com/
un colino di bava mi scivola dal labbro inferiore, a destra.
le lezioni di giornalismo di internazionale....all'auditorium...
di che ha parlato il nostro?
che domande gli ha posto la platea?
ha affrontato il tema online/offline?
ma soprattutto, vi ha detto se sarebbe andato all'angelus domenica mattina?
gio'
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