sabato 24 maggio 2008

Ghe pensi mi


Lotta alla clandestinità, piano monnezza, rilancio del nucleare, taglio dell’ici, intervento sui mutui variabili, ponte sullo Stretto. Come promesso in campagna elettorale, il Berlusconi IV è partito lancia in resta. La violenza e la velocità con cui sono arrivati decreti e proclami sono impressionanti, non c’è che dire. Questo governo sembra uno schiacciasassi: decisionismo allo stato puro e idee chiare, senza il minimo mugugno all’interno della coalizione. Gli italiani sono rimasti colpiti (manganellate a parte): sarà il solito bluff o l’inizio di qualcosa di nuovo? Chi lo ha votato gongola, chi non lo ha votato è sbigottito per motivi diversi: i progressisti, un filo invidiosi, si chiedono se la sinistra sia condannata per sempre all’immobilismo (e alla sconfitta); la sinistra alternativa denuncia a gran voce il realizzarsi del più temibile programma di destra che ci ricorderemo. Il pensiero comune è: possibile che riesca davvero a fare tutto quello che ha detto? E ancora: che fine ha fatto il dialogo sociale? Si può davvero militarizzare la politica? Come dice oggi Giuseppe D’Avanzo su Repubblica tutte le moderne democrazie stanno creando volutamente un continuo stato di emergenza, che porta allo svuotamento della partecipazione popolare e alla verticalizzazione della politica. Napoli è il caso emblematico: poco prima delle elezioni in piena crisi-monnezza è emerso con chiarezza che le cause di quel disastro colpivano tutti i livelli del sistema, a partire dal cittadino che non faceva la raccolta differenziata sino a risalire tutta la catena politico-amministrativa, rivelatasi un letale mix di malaffare e incapacità. Il risultato? Nessuno si fida più di nessuno e guai a chi tocca il mio giardino. Il governo Prodi, strangolato dalle tensioni centrifughe, non ha saputo mettere alcuna pezza nella voragine e il commissario De Gennaro, pur essendo persona abile, non è riuscito a evitare la trappola del rilancio infinito orchestrato da camorra e comitati locali. Ma ecco arrivare l’uomo forte che dichiara sotto elezioni che il suo governo partirà da Napoli, che dormirà a casa di Emilio Fede pur di risolvere il problema (che coraggio!). Ai microfoni del Tg, i napoletani chiedono a Zio Silvio di fare il miracolo, proprio come fanno con San Gennaro, come se i rifiuti fossero la peste e non un problema da risolvere a tavolino. Come se si potessero sgomberare le strade di Napoli facendo scomparire i rifiuti nel nulla. Eppure un miracolo Silvio lo ha fatto. Brandendo i sondaggi come un bastone e agitando la carotina in faccia ai media, ha fatto in modo che all'impovviso tutti gli italiani cominciassero davvero di vivere in stato di emergenza: i clandestini, la criminalità, l’energia, i mutui, la globalizzazione. Non importa se i Rumeni sono comunitari e non si possono cacciare; se l’indulto lo hanno votato insieme; se 15 anni di gestione sconsiderata dei rifiuti (da entrambe gli schieramenti) non si possono considerare un’emergenza; se nessun dazio sia in grado di ostacolare la globalizzazione, se ci vogliono almeno 15 anni per avere energia nucleare. L’importante, quando si è in emergenza, è dare un segnale evidente che si sta facendo qualcosa, anche se poi non importa a nessuno che cosa. E così, asserragliato dentro il Palazzo Reale di Napoli, elmetto in testa, circondato dai suoi fedelissimi, Silvio IV si mostra ai sudditi pronto a combattere. E’ in mezzo a loro, operaio, imprenditore, operatore ecologico. Forse si farà fotografare a petto nudo sul trattore. E gli italiani, come spesso è accaduto, accade e accadrà, sono un po’ compiaciuti per questo decisionismo. E se non vogliono le discariche qualche carica della polizia non farà male. Come forse si sarebbe dovuto fare con i tassisti quando bloccavano le strade.
Dopo due anni di no a tutto (che hanno portato Pecoraro a chiedere protezione al Wwf) vuoi vedere che gli italiani si faranno ammaliare nuovamente da chi sa prendere le decisioni? Il Partito Democratico (per non parlare di quello che rimane della Sinistra Arcobaleno) sembra atterrito da questa ondata. Ci vorrà molto prima che a Sinistra si raggiunga la consapevolezza che le elezioni non si vincono copiando i programmi di destra, perché gli elettori alla copia preferiscono l’originale. Se si ha una vaga idea di come si possa costruire un paese moderno in grado di coniugare opportunità e tutela dei più deboli bisogna cominciare a discuterne, magari per cinque anni interi. Ma quando arriverà il momento, dalle parole si dovrà passare ai fatti. Zapatero insegna. Forse anche gli elettori italiani di sinistra cominciano a chiedere qualcosa di simile. E da quel momento, poi, non si torna indietro.

4 commenti:

giovanni arata ha detto...

a noi italiani, le foto a petto nudo sui trattori sono sempre piaciute. e forse questo, purtroppo, è proprio il dato più inquietante.

ciò detto, per quanto riguarda la destra al governo, credo proprio che il souffle si sgonfierà da solo. perché dopo che hai spento i led delle telecamere restano comunque le azioni da realizzare. e (ahimé) sui vari dossier munnezza, alitalia (chi l'ha vista?), posizionamento internazionale, federalismo, espulsioni, nucleare (ma quanto uranio ci sarà, di qui a quindici anni?)i nostri amichetti fascio- lego- italioti potranno soltanto fare le porcherie che sono in grado di fare.

più spinoso mi sembra invece il versante che riguarda la nostra (nostra?) parte.
perché anche se è vero, come hanno notato in molti, che le fondamenta programmatiche di un nuovo partito non si creano in sei mesi, per cui al piddi bisogna dare tempo (ma allora perché far cadere prodi così in fretta?) è anche vero, come dici tu, che una proposta effettiva ed attuabile bisogna fornirla.
ed i nostri (nostri?) eroi del piddi, finora, hanno offerto soltanto delle videocartoline. spesso meno telegeniche di quelle del loro dirimpettaio.

PS: mi resta solo una domanda, la più sofferta. come stiamo agendo noi (singoli individui, porzione di ceto/ classe) di fronte a questi sommovimenti. come è opportuno che agiamo? dove siamo nella fotografia?

cristina duranti ha detto...

continuiamo la chiacchierata di ieri con mauro...sono sbalordita dall'afasia completa della sinistra in questi giorni. si sentono balbettii sparsi, ma nessuna parola forte, chiara che non sia solo battibecco da teatrino politico, ma vere proposte alternative a queste iniziative berlusconiane. mi chiedo anche dove potrebbero andare a dirla questa parola chiara se in una sede come Annozera a parlare della crisi rifiuti Santora ha invitato Di Pietro, Belpietro, Mussolini e Venditti. Dove vogliamo aprirlo il dibattito? Comunque, tribune a parte, per chi ha visto Gomorra, la domanda è molto chiara: Come si sconfigge in questo paese il senso di impunità diffuso? questo è il paese in cui nessuno paga per i propri errori, c'è sempre una scappatoia per chi copia il compito a scuola, per chi viola il codice della strada e ammazza quello sulle strisce, per la criminalità che comanda su interi territori e, sì, anche per i Rom che delinquono e che sanno di vivere in una bolla, protetti da un lato dal pietismo inefficace della sinistra, dall'altro dall'incapacità tecnica dei manganellatori di annientarli del tutto. La deterrenza vera non la fanno i manganelli o le baionette a Lampedusa, la fa una reputazione forte di paese serio, dove ci sono regole (possibilmente poche, molte meno di quelle centinaia di migliaia che abbiamo noi e che servono solo a ingrassare gli azzaccagarbigli) e un sistema che le fa rispettare. Dalla sinistra, tutta la sinistra, non solo i dirigenti politici, ma dalle coop, dalle ONG, dalle onlus, poi vorrei anche sentire un'autocritica su come sono stati spesi tutti i milioni di euro che dovevano servire a creare e migliorare i servizi per gli immigrati, i rom...etc etc...ma questa è un'altra puntata.

Nico ha detto...

La domanda (sempre sull'onda di Gomorra) è anche: ma a qualcuno (specie alla sinistra) gliene frega realmente qualcosa di risolvere questi problemi? O meglio: anche dando atto della buona fede di Berlusconi (della buona fedina un po' meno), davvero lui o chi per lui ha ancora la vaga speranza che questi problemi possano essere risolti? E ha modo, risorse, interesse per farlo? Perché a me sembra di no. Non è più la bonifica dell'Agro Pontino: qui si tratta di pensare uno Stato da zero, annientare o perlomeno contrastare le mille forme di stato nello stato di cui la camorra è solo tragica punta dell'iceberg, convncere milioni di persone che lo stato vero è migliore dello stato nello stato (che per decenni, perlomeno, le ha fatte mangiare), dialogare con un intero popolo paralizzato e terrorizzato da tutto (dall'integrazione razziale, dal cambiamento, dalla stessa politica), fare tabula rasa della mentalità all'italiana che descrive Cristina, fare fronte a una recessione economica con pochi precedenti storici. E fanno a gara per governare? Io sta patata bollente non la vorrei fra le mani manco morta. Scherzi a parte, il disfattismo alla Grillo non mi piace, ma francamente la vedo bigia. Esistono le basi (politiche, economiche, perché no, culturali) anche solo per concepire un cambiamento di queste dimensioni? Ha voglia Berlusconi a spazzare Forcelle...

Nico ha detto...
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