venerdì 23 maggio 2008

un film tamugno


"tamugno" è una espressione tipica della parlata locale bolognese. una cosa "tamugna" è una cosa tosta, robusta, magari buona ma non sempre facile da digerire: un piatto di tagliatelle straboccante di ragù e formaggio è senz'altro "tamugno", ma "tamugni" possono essere anche una persona- per esempio quel ragazzotto ben piantato col quale hai rischiato di litigare al semaforo- un viaggio, un libro.

quello che invece, almeno nella mia esperienza recente, è capitato più di rado è di incontrare dei film tamugni, soprattutto tra le produzioni italiane. forse sarà perché vado meno al cinema, o perché mi sono assuefatto anch'io alle storielle narcotizzanti/normalizzanti dei vari ozpetek e virzì, ed alle ambientazioni "bmw+monteverdevecchio" di moretti, ma film tamugni non ne avevo visto più.

invece gomorra, che con eloisa abbiamo visto un paio di sere fa, è tamugno un bel pò.
non che sia imprevedibile: entri dentro il cinema aspettandoti violenza e squallore, e non trovi nulla più di violenza e squallore. ma il modo in cui garrone e saviano ti rendono la storia è veramente intenso e stordente. la camera ti prende per mano e ti porta passo passo fin dentro i dettagli di un universo parallelo, che è lontano meno di cento passi, ma che da solo proprio non riusciresti a figurarti .
allora, senza alcun tipo di fronzoli o compiacimenti ti fanno vedere il cemento vivo delle case, la musica a palla sulle MiniCooper, l'esibizione continua di violenza. ti fanno vedere i soldi che girano e le pallottole che espolodono. Ma soprattutto ti mostrano, con le immagini, i sottili meccanismi psicologici che stanno dietro a tutte queste cose: i meccanismi con cui i bambini imparano a "giocare a fare i boss", i meccanismi che portano un riciclatore di scorie a sentirsi un eroe dell'imprenditoria locale, i meccanismi che consentono ai boss di perpetrare il proprio dominio sul territorio.

tu guardi e davanti alla tua faccia si apre un mondo. completamente diverso e brutalmente vicino a quello dove vivi. e guardarlo ti piace e ti dà fastidio insieme. e impari delle cose e il tempo ti passa.
poi, alla fine della proiezione, esci fuori dal cinema e ti guardi con la tua compagna, e stai in silenzio perché non hai voglia di fare commenti. ed è lì che capisci che hai appena visto un film tamugno.

1 commento:

Nico ha detto...

Dopo mesi (possiamo dire direttamente dai mondiali, va') provo un vago moto di orgoglio verso il mio paese: a Cannes abbiamo fatto innegabilmente un figurone. "Gomorra" è un capolavoro. Il campo totale sulle Vele di Scampìa è fra le immagini più spietatamente belle che il nostro cinema ci abbia regalato da anni, e ti vengono i brividi a sentire parlare Servillo, quando ti dice che in fondo, per qualcosina che nemmeno sai, la camorra devi ringraziarla pure tu. Non esiste immagine più veritiera dell'Italia, credo (btw, come dite voi, vi riporto la recensione di El Pais: "Un film che raccomando fortemente di vedere (...).
E pensare che quel falso e impresentabile di Berlusconi dice che il problema dell'Italia sono i nomadi."). Quanto al "Divo" non ho motivi per credere che sarà meno bello, visti i trascorsi di Sorrentino (che amo, adoro, venero con tutta me stessa). Solo un dubbio mi attanaglia: è bello o piuttosto è preoccupante che una persona si senta orgogliosa di essere italiana solo quando qualcuno mette a nudo i problemi i drammi e le schifezze dell'Italia? Sarebbe bello sentirsi felici di essere italiani anche per altre cose. Confido negli Europei.